Gli zoo, nel senso più ampio del termine, sono strutture molto antiche. Timidi tentativi in tal senso si annoverano già in epoche remote, come per esempio tra il 2.000 ed il 1.000 a.C. nell’antico Egitto ed in Cina, così come in Grecia verso il 500 a.C.; nell’antica Roma furono frequenti i cosiddetti “serragli” (zoo ambulanti, ereditati in epoche successive dalle imprese circensi) e le battaglie nelle arene tra belve e gladiatori o tra belve di specie diverse. Non si può certo asserire che gli scopi di queste prime collezioni di esotici fossero didattici o scientifici, anzi molto spesso rappresentavano semplici ostentazioni di potenza oppure, peggio ancora, serbatoi di materiale vivo da massacrare appunto in sanguinosi spettacoli.
In Europa fu il Rinascimento la nuova era della Zoologia, con molti regnanti e nobili mecenati che abbellirono le loro corti e le loro proprietà con giardini botanici e zoologici ad uso privato o, meno spesso, aperti al pubblico per vanto o per passione.
Il primo degli zoo moderni, Schonbrunn in Austria, fu inaugurato a Vienna nel 1752 ed ancora oggi i viennesi possono ammirare quanto l’architettura dell’epoca riuscì a partorire per abbellirlo; sempre in quel secolo nacque il secondo zoo più antico del mondo, tra quelli ancora esistenti oggi, quello di Madrid, in Spagna, mentre in Francia il grande Orto Botanico di Parigi diventava anche parco zoologico a tutti gli effetti.
La vera esplosione di nuove strutture zoologiche ci fu comunque verso la metà del 1800, per l’Europa intera, e verso la fine dello stesso secolo/primi del 1900 per gli Stati Uniti d’America, e proprio da questi germogli nacque una delle massime collezioni animali del pianeta, il giardino zoologico di Londra, sotto l’egida di un gruppo di eminenti scienziati riuniti nella gloriosa ed ancora viva Zoological Society of London.
Fin qui comunque abbiamo parlato di zoo intesi in senso classico, con lunghe serie di gabbie, spesso anguste e fredde, e con ricoveri realizzati in stili improbabili ed imponenti. Ma nel 1907, a Stellingen, periferia di Amburgo, vide la luce il primo rivoluzionario “zoo senza sbarre” ad opera del famoso commerciante di animali esotici Carl Hagenbeck, che avrebbe dato una svolta decisiva al concetto di cattività e che, utilizzando rocce artificiali, cemento armato e prospettive adeguate, riuscì a rendere gli ambienti di “detenzione” piccoli habitat naturali, grazie anche all’utilizzo di fossati, di tanta vegetazione e di ricoveri spesso mimetizzati nell’insieme. Era nata quindi l’idea pionieristica, imitata poi in tutto il mondo, di zoo-ambiente, contrapposta a quella di zoo-gabbia, con animali tra l’altro esposti a climi ben diversi dagli originari ma evidentemente più sani e più attivi dei conspecifici alloggiati in asfissianti ricoveri chiusi.
Il passaggio finale ai parchi-safari, avvenuto in anni più recenti, rappresenta l’ultimo grande salto verso lo zoo del futuro, con animali praticamente in totale libertà, spesso conviventi con altre specie compatibili e preferibilmente di stessa provenienza zoogeografica. I parchi-safari si potrebbero definire scherzosamente come un’eccitante maniera di presentare i visitatori agli animali e non viceversa, come avviene invece negli zoo classici.
In particolare, vogliamo ricordare che lo Zoosafari di Fasano, primo parco in libertà d’Italia, fu inaugurato nell’estate del 1973, seguendo in qualche modo gli stessi concetti applicati ad altri parchi-safari già esistenti in Francia ed in Inghilterra.
FABIO A. RAUSA